31 Mag Viaggio in solitaria: perché
Viaggiare da soli ti apre la mente a tutte le possibilità che un luogo ha da offrire, anche a quelle che, nel buttar giù il tuo itinerario, non avevi considerato. Puoi fare tutto quello che vuoi, compreso andare a dormire alle nove di sera (cosa che normalmente viaggiando in compagnia non succede) dopo una giornata di camminata. Oppure riempire il tuo tour di pause tè/caffè ogni volta che scorgi un posticino carino dove sederti a riposare.
Solo con te stesso, non devi dare conto a nessuno. Puoi prenderti davvero tutto il bello che hai intorno, compresi i sorrisi e le chiacchiere con la gente che incontri. Puoi concederti tanti fuori programma, specie se lungo la strada ti lasci incuriosire da un monumento che non conoscevi o dai colori di una via che nel tuo percorso non erano contemplati. A me, ad esempio, succede spesso di imboccare strade e stradine “a caso” solo perché attirata dai colori o dalla presenza di negozietti tipici e/o vintage e di gallerie d’arte.
Finora ho viaggiato in solitaria solo tre volte, e solo in Europa. E di tutti e tre i viaggi ho dei bellissimi ricordi. Soprattutto, mi è rimasta la consapevolezza che, ogni tanto, andarsene in giro da soli serva un sacco. Almeno per qualche giorno (di più forse rischierei di annoiarmi ma dovrei provare per esserne certa). E ti serve perché qualche volta senti il bisogno di mettere tra parentesi la routine quotidiana, di prenderti un tempo e uno spazio solo per te, di riflettere sulle cose da lontano per cercare di vederle meglio.
E poi, certo, c’è la solita storia che, quando si viaggia in solitaria, ci si mette alla prova decidendo di affrontare una città sconosciuta e, allo stesso tempo, se stessi. Viaggiando da soli bisogna infatti provare di sapersi sopportare, di sapersi gestire per qualche giorno, senza la compagnia di amici, fidanzati e familiari che riempirebbero il viaggio di distrazioni e divertimenti. Sei tu, con te stesso e la tua valigia. E se per caso ti capita di avere delle ore libere perché hai esaurito l’itinerario che avevi previsto per quella giornata (quante volte capita!) devi essere pronto a vivere quelle ore anche senza fare niente. Ad esempio stando seduto a un bar a guardare la gente che passa e basta. Bisogna imparare a prendersi il proprio tempo senza paura.
Ecco, credo che viaggiare da soli debba insegnarci proprio questo, al di là di renderci più sicuri nell’esprimerci in una lingua straniera o di saper ritrovare la strada dell’ostello: deve insegnarci a godere della compagnia di noi stessi, cosa che nella vita quotidiana raramente ci concediamo.
In viaggio ci portiamo dietro le tribolazioni che ci affliggono di solito e anche il nostro stato d’animo. Prendere un aereo e partire alla scoperta di un posto nuovo deve però insegnarci a mettere da parte (almeno per qualche giorno) i pensieri e le preoccupazioni o, quantomeno, a guardarli da un’altra prospettiva, ad attenuarli con la distanza e a darci la giusta carica per affrontarli e superarli al ritorno. Lo scorso anno, ad esempio, quando sono partita da sola per Amburgo non ero proprio esaltatissima: ero stanca ed ero in una fase della mia vita in cui avvertivo la mancanza di alcune cose. E mi dispiaceva che la mia dolce metà non fosse con me (in realtà lui aveva altri progetti per quei giorni, era il ponte del 1 maggio, e le rispettive partenze erano state concordate nella più assoluta tranquillità). Insomma, arrivata lì non sentivo di avere proprio l’argento vivo addosso e mi sono lasciata un po’ intristire dal clima quasi invernale e dalle storie raccontate dal Museo dell’emigrazione. Il secondo giorno, però, quando ho gironzolato per le pittoresche strade del quartiere Schnoor di Brema (dalla quale sono andata via pensando: ecco, qui mi ci trasferirei) mi sono ripresa alla grande. Quando sono tornata in Italia mi sono un po’ pentita di non aver goduto al 100% di tutti i momenti di quel viaggio e avrei tanto voluto che i miei pensieri non fossero venuti in vacanza con me. E, tutto sommato, sono tornata a casa ricaricata e piena di cose belle da raccontare.
Ricordo il primo viaggio da sola, fatto ormai diversi anni fa. Stavo a Milano da un po’ e il ponte dell’Immacolata rappresentava un’occasione di fuga momentanea dallo stress impossibile da non cogliere. Dopo un’accurata ricerca delle offerte dei voli avevo optato per Francoforte, attirata dai mercatini di Natale che all’epoca non avevo mai visto. Forse ci avevo anche provato a trovare una compagnia ma alla fine, man mano che la partenza si avvicinava, ero persino contenta di non aver trovato nessuno. E curiosa fino al midollo. Ho preso con un sorriso le preoccupazioni di amici e parenti non abituati a sapermi in giro per l’Europa da sola. In realtà, un po’ erano riusciti a mettere ansia anche a me (mamma mia, quante se ne leggono sui giornali!) ma poi, in barba a tutti, la fiducia che ho in me stessa e nei miei programmi di viaggio ultra fitti che lasciano poco tempo per drogarsi e ubriacarsi in giro ha prevalso. Ed è andata benissimo. Meglio ancora il secondo viaggio in solitaria, quello per Amsterdam (non per le canne, cosa credete), ma quella è tutta un’altra storia che vi racconterò volentieri più avanti.
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