Mi trovo a casa in Sicilia proprio adesso, mentre raccolgo le idee su cosa vedere a Catania e penso a cosa scrivere (e a come farlo) per presentarvi al meglio la mia città.
Tra due giorni inizia novembre e ieri il cielo sopra la mia città era azzurro, limpido e con il sole alto. Il mare un po’ più scuro e ballerino rispetto a come lo avevo lasciato ad agosto ma tutto sommato rilassato. Qualche turista, ad Aci Castello, si è persino tuffato. Però non so quanto ancora durerà questo stato di grazia: dalla mia finestra vedo incombere un paio di nuvoloni. Si vede che è ora che l’autunno bussi anche da queste parti.
Mi fermerò qui in Sicilia solo per pochi giorni, come al solito. Giusto il tempo di rendermi conto di dove mi trovo prima di prendere posto sul volo del ritorno per Bologna. E volevo approfittare della classica “ispirazione da presenza” (espressione appena coniata) che mi prende ogni volta che mi trovo qui per rileggere (e riscrivere) il vecchio post nel quale dispenso consigli e idee su cosa vedere a Catania, la mia città d’origine.
Mi sono resa conto che qui sul blog sto spesso a menarmela con la mia voglia di Germania e con questa o quell’altra meta. E alla città dalla quale sono partita ormai 14 anni fa dedico solo pensieri nostalgici quando la ritrovo e quando la lascio.
Ultimamente mi sono resa conto anche di un’altra cosa: spesso, chi viene a fare una vacanza in Sicilia, non include Catania nel suo itinerario. Magari la sfrutta come punto di approdo e di partenza, grazie alle low cost che atterrano di frequente all’aeroporto Fontanarossa, o solo come punto di appoggio per raggiungere altri luoghi di interesse come Taormina e Siracusa.
Peccato, perché cose da vedere a Catania ce ne sono tante, anche se non tutti lo sanno o hanno voglia di scoprirlo. E poi in fondo un po’ ci resto male quando la mia città non viene inserita neanche per sbaglio negli itinerari di chi programma un viaggio in Sicilia di due o tre settimane. E siamo d’accordo che di posti da visitare in Sicilia ce ne sono tanti, che non si può vedere tutto ma bisogna per forza fare una selezione. Però stica.
Ecco perché voglio illustrarvi cosa vedere a Catania, spiegandovi cosa perdete se decidete di bypassarla. Per una volta lascio da parte il cuore con le sue malinconie (che spesso si manifestano quando scrivo della Sicilia) per raccontarvi che cos’è la mia città d’origine e perché vale la pena visitare Catania.
Catania cosa vedere
Piazza Duomo e la Cattedrale di Sant’Agata
Se voglio mostrarvi cosa visitare a Catania e provare a raccontarvi che cos’è la mia città non posso che partire dal suo cuore più vibrante: la Piazza del Duomo. Uno dei luoghi più amati dai catanesi e oggettivamente uno dei più belli della città. Nonché, cosa non da poco, uno dei più rappresentativi: possiamo considerare piazza Duomo come una sintesi delle tante sfumature che animano questa città. Piazza Duomo, infatti, è fiore del Barocco: potete vederlo sbocciare sulla splendida Cattedrale dedicata a Sant’Agata o sulla sua vicina di casa, la Chiesa della Badia di Sant’Agata (per intenderci: quella con il cupolone bellissimo). Piazza Duomo, poi, è il legame che unisce Catania al suo vulcano Etna: guardate il colore scuro di Porta Uzeda, lo storico ingresso che separa il centro della città dalla zona portuale e che si trova a destra della Cattedrale, e pensate intensamente alla pietra lavica.
Piazza Duomo è vita: quante persone riuscite a contare, che siedono chiacchierando intorno alla Fontana dell’Elefante? O che semplicemente passano dalla piazza? E non parlo solo di turisti ma di catanesi doc.
Piazza Duomo è folklore: in uno dei suoi angoli nascosti, precisamente dietro la bianca Fontana dell’Amenano si trova la Piscaria, il mercato del pesce meno silenzioso che possiate visitare in vita vostra.
Ah, vi lascio con una chicca: subito accanto al Duomo c’è l’ingresso delle Terme Achilliane: visitarle costa niente, solo un paio di euro, e ne vale la pena. Lì sotto si conserva un mondo secolare magnifico (e fa anche alquanto freddo, per cui copritevi).
Via Etnea e il Barocco catanese
Catania è il suo Barocco, con il volto scuro del centro storico consumato dalla salsedine e dalla cenere dell’Etna. Un tesoro prezioso, da scoprire attraversando un susseguirsi di chiese, piazze e stradine disseminate lungo la via Etnea e i suoi tre nodi principali: oltre a Piazza Duomo, gli altri due sono Piazza Stesicoro e Piazza Università. Anche questi ultimi sono due punti cruciali per i catanesi, specie per i più giovani: provate a passare da quelle parti il sabato pomeriggio o, peggio ancora, a cercare un posteggio per l’auto.
Qualsiasi guida su cosa vedere a Catania dovrebbe suggerire di percorrere la via Etnea a piedi da Piazza Duomo fino almeno al Giardino della Villa Bellini, che vi consiglio di visitare perché, oltre a rappresentare un’oasi di quiete al centro della città, è anche uno dei pochissimi spazi verdi che incontrerete a Catania (in tema di parchi e giardini urbani curati, ahimè, mi sa che dobbiamo ancora lavorare). La Villa Bellini è uno dei posti ai quali sono sempre stata più legata sin da bambina.
Un percorso del genere vi svelerà tanto della città: vi mostrerà il Barocco, quello sicuramente, e le sue espressioni più notevoli (io adoro la Chiesa della Collegiata, non riesco a non fotografarla ogni volta che ci passo davanti), così come i tanti strati di storia e cultura che la permeano (faccio un esempio su tutti: l’Anfiteatro romano di Piazza Stesicoro). E, ancora, vi svelerà la vivacità h24 di Catania: la via Etnea è tappezzata di bar e localini di qualsiasi tipo, e ancora di più lo sono le strade laterali che l’attraversano. Per non parlare del fatto che si tratta di una delle vie preferite dai catanesi per fare shopping.
Giardino di villa Bellini
Per noi catanesi non è un giardino, né un parco. Ma, semplicemente, la “Villa Bellini”, anche se non c’è nessuna villa al suo interno. Le sue panchine erano tra le principali destinazioni quando si marinava la scuola (ne sono al corrente nonostante sia stata una liceale diligente e non abbia marinato quasi mai), o quando non si entrava causa scioperi e manifestazioni varie.
Approfittatene, potrebbe farvi comodo prendervi una pausa immersa nel verde dopo aver percorso via Etnea in lungo e in largo e aver visitato millemila chiese e monumenti. E stavolta potreste essere voi a sedervi su quelle panchine, magari giusto il tempo di gustare un arancino comprato da Savia (la famosa pasticceria che si trova proprio di fronte all’entrata del giardino) o un gelato.
Ingressi alla Villa Bellini ce ne sono diversi, ma voi scegliete quello principale su via Etnea, appunto. Salirete lungo lo scalone monumentale, incontrerete la fontana e vi troverete davanti alla collinetta con il calendario “verde” che cambia ogni giorno. Davanti a voi vedrete aprirsi viali e vialetti contornati da piante, aiuole colorate e statue antiche. Catania non pullula di giardini, per cui cogliete l’occasione (e oggettivamente, una passeggiata alla Villa Bellini merita).
Via Crociferi
Più breve e meno frequentata della via Etnea (qui i negozi non ci sono, per fortuna) è la via dei Crociferi, il posto che non potete mancare se come me siete fan del Barocco. Nell’arco di pochi metri vedrete sfilare, uno dietro l’altro, un susseguirsi di chiese e monasteri. Come tutto il resto, li troverete sempre leggermente coperti dallo stesso velo scuro e decadente che ricopre il volto di Catania; ma dopo tanti anni penso ormai che il fascino della mia città risieda anche in questo.
Altra chicca, anche se credo si tratti di un posto conosciuto anche dai non catanesi: quasi a metà della via Crociferi si trova, su una laterale, la scalinata Alessi, sede di alcuni dei locali più famosi della città (ne cito uno su tutti perché si tratta di uno dei posti a me più cari in assoluto: il Nievsky).
Forse oggi non è più così, ma quando ero una studentella dalla scalinata Alessi si faceva una fatica immane a salire e scendere. C’era gente ovunque. Specialmente il sabato sera. E ci si ritrovava sempre, anche senza darsi appuntamento.
Monastero dei Benedettini
Una delle strade più importanti che tagliano la via Etnea è la via di Sangiuliano che, proprio dopo l’incrocio, diventa una salita crudele specie per i neopatentati che non vanno ancora tanto d’accordo con la frizione (e di prove da neopatentata ne ho affrontate diverse anche io, su quella strada. A pensarci mi vengono i brividi ancora adesso).
La salita conduce all’ex Monastero dei Benedettini, altro luogo magico che tutte le guide su cosa vedere a Catania consigliano. Che poi, in realtà, “magico” dipende dai punti di vista. Se lo si visita da turista o semplicemente da curiosi è impossibile non restarne affascinati, specie quando si attraversano i piccoli chiostri interni. Se lo si raggiunge quotidianamente per seguire lezioni o dare esami le cose cambiano. L’ex monastero, infatti, è sede delle facoltà universitarie a indirizzo umanistico, cioè quelle dove ho versato sangue e sudore per i primi tre anni del mio percorso di studi. All’epoca ero così presa dalle mie sudate carte che quasi non mi rendevo conto della fortuna che avevo a trascorrere così tanto tempo in un posto così bello. Dove quelle che sono le stanze dei docenti erano un tempo le celle dei monaci. Meno male che poi si cresce e le prospettive cambiano.
La Piscaria e la Fera o luni
Avrete capito che Catania è autentica, vera, sincera: vi basta una passeggiata tra gli odori e soprattutto le voci della Piscarìa per rendervene conto. Ve ne accennavo un paio di paragrafi più su: il mercato del pesce è sicuramente una delle cose da vedere a Catania, nonché una delle tappe preferite dai turisti. Anche perché in zona ci sono tantissime trattorie che offrono piatti succulenti a base di pesce fresco appena pescato.
E se il vociare della Piscarìa non dovesse bastarvi, sappiate che vi aspettano per sei giorni su sette anche le grida degli ambulanti della Fera ‘o luni, il mercato di Piazza Carlo Alberto, dove forse non troverete il pesce ma qualsiasi altro bene che vi passi per la testa.
Castello Ursino
Catania è anche quel groviglio complesso di culture, sbarchi e dominazioni che si sono susseguiti nei secoli e che, insieme alla storie narrate da musicisti e scrittori che qui hanno avuto i natali, viene raccontato da eventi, allestimenti e decine di musei. A proposito di musei, se visitate Catania vi consiglio di tenere d’occhio le mostre temporanee organizzate all’interno del Museo Civico di Castello Ursino, la fortezza voluta da Federico II di Svevia nel pieno centro della città. Il Castello è già abbastanza interessante di per sé e negli ultimi anni ne hanno pensate davvero delle belle.
Gli affamati troveranno molto interessanti anche le trattorie intorno al Castello e nelle sue immediate vicinanze; ve lo dico nel caso in cui il giro della città di Catania vi faccia venire un languorino e vogliate soddisfarlo con le prelibatezze tipiche.
Piazza Teatro Massimo
Una volta nel centro di Catania, però, c’è ancora un luogo che non bisogna trascurare. Andate a perdervi tra le stradine dietro piazza Università. Queste, in un modo o nell’altro, vi condurranno in un altro punto nevralgico della mia adolescenza e della movida catanese: Piazza Teatro Massimo (come sospettavo, questo post più che una guida su cosa vedere a Catania si sta inevitabilmente trasformando in un percorso nelle mie memorie da pischella).
Per la cronaca: la piazza, in realtà, è intitolata a Vincenzo Bellini, ma noi catanesi ce ne dimentichiamo e continuiamo a chiamarla Piazza Teatro Massimo. Oltre a esserle seriamente affezionata la considero davvero una delle piazze più belle della città, con il suo teatro, possente e scuro in volto anche lui, i tanti bar intorno e la gente appollaiata sulle scale del Palazzo delle Finanze.
Il Teatro Romano di Catania
Se volete cogliere la complessità architettonica nella quale sguazza la mia Catania vi suggerisco di visitare il complesso del Teatro Romano e dell’Odeon.
Ci troviamo ancora nel cuore del centro storico della città, tra palazzi scuriti, angoli decadenti e riccioli barocchi. Il Teatro Romano è avvolto da una cornice decisamente inusuale per un sito del suo calibro: lo troverete infatti circondato, oserei dire costretto, tra palazzi che a prima vista possono sembrare più vecchi di lui. Decisamente più malmessi (il teatro invece si mantiene benissimo). Una parte del centro della struttura è invasa dall’altro elemento di Catania: l’acqua. Le acque del fiume sotterraneo Amenano che si palesano e si riappropriano del loro spazio in superficie. Un luogo incredibile.
All’interno dello stesso complesso si trova l’Odeon, che gli antichi usavano per gli spettacoli di musica e danza. A vederlo, non sembra che gli siano passati addosso così tanti secoli.
La cosa più sorprendente per me è Casa Liberti, l’abitazione ottocentesca appartenente a una famiglia borghese, costruita praticamente addosso al Teatro.
Casa Liberti oggi è contemporaneamente un Museo del Teatro, dove trovano posto alcuni dei reperti rinvenuti dagli scavi, e una profonda testimonianza della sua epoca, l’Ottocento: tra le sue sale sbircerete infatti nella memoria e nei ricordi dei proprietari di casa, tra foto, documenti e oggetti meravigliosi.
Orto botanico di Catania
La mia non è una città verdissima, ma ha le sue isole felici. Per cui, se durante il vostro soggiorno siculo avete voglia di approfondire le bellezze vegetali della regione (e non solo, ovviamente), vi suggerisco di fare una passeggiata all’Orto Botanico.
Si trova in pieno centro, lungo la via Etnea, a pochi passi dalla Villa Bellini. Tra le cose da vedere a Catania è sicuramente una delle più insolite ma ne vale la pena. Splendida la collezione di cactus e le cosiddette piante succulente, così come quella delle palme (vuoi non ammirare le palme, in Sicilia?). Ma c’è anche una piccola serra, in cui sono custodite alcune specie tropicali. In generale, esplorando i 16.000 mq di superficie del giardino si incontrano piante provenienti da ogni parte del globo. Non dimenticate di fare un salto anche nell’area dell’Orto Siculo!
Quartiere San Berillo
Non leggerete tante guide su cosa vedere a Catania che vi suggeriscono di fare un salto a San Berillo. Anzi, con grandissima probabilità non ne troverete nessuna.
Il motivo principale è che si tratta di uno dei quartieri storicamente più controversi della città. Si colloca nel cuore del centro storico, ma per decenni è stato evitato come la peste dai catanesi stessi, figuriamoci dai turisti o da chi era solo di passaggio.
Da qualche tempo a questa parte, però, questa zona “rossa” non è più un mistero. Grazie al lavoro dell’associazione Trame di Quartiere che, tra i vari progetti di cui si occupa per il benessere e la valorizzazione della piccola comunità, organizza anche visite guidate per avvicinare i cittadini e i visitatori a San Berillo. Se avete in programma un viaggio da queste parti, prendete nota dei prossimi eventi e delle visite organizzate dall’associazione. È un’esperienza che vi consiglio, farete qualcosa di insolito e verrete a contatto con una Catania inedita e con una storia che per me è fortemente rappresentativa non solo di un quartiere ma di una città intera. Farete la conoscenza degli abitanti di San Berillo e avrete modo anche di visitare un Art District colorato e vivacissimo.
Se siete curiosi, vi lascio il link al post sulla mia esperienza con Trame di Quartiere alla scoperta di San Berillo.
Museo storico dello Sbarco in Sicilia 1943
Questo museo esiste dai primissimi anni del duemila. Io l’ho visitato solo un anno fa e me ne vergogno profondamente. È una vera chicca. Se cercate cosa vedere a Catania, uscite dai confini del centro storico e, prima di raggiungere il lungomare, fate tappa alle Ciminiere, il centro fieristico della città, per visitare questo museo meraviglioso.
Il Museo storico dello Sbarco in Sicilia racconta l’arrivo degli alleati nell’isola nell’estate del 1943. Un’estate che fu segnata da bombardamenti pesanti, specie tra le città orientali della regione, e che sfociò nella ritirata tedesca e nella veloce risalita degli alleati lungo lo stivale.
L’esposizione racconta i personaggi protagonisti dell’operazione, mostra immagini autentiche, carrellate di armi, divise e progetti militari. Emotivamente “provante” il bunker all’interno del quale i visitatori possono rivivere gli attimi dei bombardamenti, ed essere diretti testimoni di cosa accade prima e dopo le bombe.
Lungomare di Catania e il borgo di San Giovanni Li Cuti
La passeggiata al lungomare è un altro momento topico per chi viene dalle nostre parti e si chiede cosa fare a Catania. In realtà il mare è la risposta che anche gli stessi catanesi si danno di frequente. Per noi è una presenza costante nelle nostre vite, tanto da definirlo come il principale compagno delle nostre passeggiate qualsiasi sia la stagione.
Dalla costa chilometrica della mia città si osserva un mare che non è mai uguale a se stesso e che accontenta tutti, dagli amanti delle spiagge agli appassionati di acque profonde e tuffi dalle scogliere. Il mio mare, quello che mi parla ogni volta che sto lì ferma a guardarlo in silenzio, quello dal profumo senza eguali (non posso farci niente, per me l’odore del mare di Catania è più forte di quello di qualsiasi altro mare che mi sia capitato di vedere. Così forte da sentirlo non appena metto un piede fuori dall’aereo).
Si può camminare a fianco del mare di Catania per quasi tre chilometri mentre lo si osserva sbattere e schiumeggiare contro la roccia lavica che lo incornicia.
Una cosa che faccio sempre quando torno a Catania è scendere al piccolo borgo marinaro di San Giovanni Li Cuti, uno dei luoghi più caratteristici della città, e raggiungere la spiaggetta nera (che, onestamente, un tempo era curata molto meglio). Una volta lì ci si può accontentare di restare a osservare il mare a qualche metro di distanza, seduti su una panchina ad esempio; oppure ci si può avvicinare e prendere posto su uno dei pietroni a riva, per poter allungare una mano fino ad accarezzarlo. Tanto, nella baia di San Giovanni Li Cuti, il mare è fermo e tranquillo dodici mesi l’anno.
Percorretelo tutto anche voi, il lungomare di Catania. Arrivate fino al porticciolo di Ognina, e regalatevi un punto di osservazione privilegiato su un panorama insolito, diviso tra vulcano, mare e faraglioni.
Aci Castello e Acitrezza
Se non ne doveste averne abbastanza di tutto questo mare, dal lungomare spingetevi ancora un po’ più in là, a un paio di chilometri da Catania. Fino a due località che suggerisco sempre quando mi si chiede cosa vedere a Catania. Altre due punte di diamante della mia città. Due luoghi del cuore.
Il primo è Aci Castello, con la sua piazza circondata d’azzurro su tre lati e il castello normanno a strapiombo sulla scogliera. Il secondo è Acitrezza, la terra dei Malavoglia di Giovanni Verga. Il paesino con la passeggiata che costeggia il lungomare dei Faraglioni, per intenderci le pietre che il gigante Polifemo tentò di scagliare addosso a Ulisse dopo che questo lo aveva astutamente accecato.
All’epoca della scuola, Aci Castello e Acitrezza erano le mete preferite dei miei sabato sera estivi; per i restanti nove mesi dell’anno praticamente li snobbavo. Oggi le cose sono molto cambiate: in estate, soprattutto il sabato sera, mi rifiuto di metterci piede. Preferisco andarci nelle altre stagioni, non avete idea di quanto sia bello il mare d’inverno, da quelle parti.
Ma il mio momento preferito in assoluto per visitare Acitrezza è il pomeriggio, quando le tinte lilla e azzurrine del tramonto illuminano il cielo che incornicia i Faraglioni e l’isola Lachea.
Vulcano Etna
Se vi ho convinto a prenotare un volo per Catania tenetevi un giorno libero da dedicare a una passeggiata in alta quota sul secondo punto di riferimento geografico dei catanesi (secondo dopo il mare): il vulcano Etna. Dai, quando vi ricapita di trovarvi faccia a faccia con il vulcano attivo più alto d’Europa?La mia escursione sull’Etna ve l’ho già raccontata. Se l’idea di una passeggiata ad alta quota su un territorio simil lunare vi interessa date un’occhiata e organizzatevi!
Mangiare a Catania: dove e cosa
Dopo i suggerimenti su cosa vedere a Catania è d’obbligo passare a consigli altrettanto sacrosanti, visto che si parla di cucina siciliana.
Catania, come la Sicilia intera, è anche cibo, allegria, divertimento. Avete voglia di posteggiarvi in trattoria per una sosta di almeno un’ora e mezza? Sbizzarritevi tra quelle che ci sono nel centro storico (e ricordatevi che più vi sembrano spartane e più sono buone), oppure quelle vicino la Piscarìa o, ancora, tra le pizzerie e i ristoranti di ogni tipo disseminati lungo la Via Santa Filomena.
Preferite mangiare qualcosa al volo? Allora arancini, cartocciate e cipolline fanno per voi. Che sia un qualunque bar in qualunque angolo della città o un qualunque panificio, vedrete i nostri classici rustici in quantità piuttosto generose. Inoltre, nei panifici le vostre papille gustative si troveranno a dover scegliere tra diversi tipi di pizza, scacciate, focacce e pane condito. Io non vi aiuto a decidere, fate voi; comunque vada, state tranquilli che sarà un successo.
Se invece dei carboidrati avete voglia di proteine e grassi animali (di animali vari, intendo) fate un giro tra le trattorie molto alla buona di Piazza Federico II di Svevia e di via del Plebiscito (nei dintorni del Castello Ursino).
Dato che vi penso e ci tengo che la vostra vacanza soddisfi sia voi e sia le vostre panze vi segnalo il post in cui ho elencato pizzerie, trattorie e bar di Catania che sanno sempre come rendermi felice.
Preparatevi solo a dover imbarcare sul volo di ritorno un paio di chili di trippo in più.
Se avete voglia di provare alcune prelibatezze (molto ma molto) tipiche date un’occhiata al mio post Cosa mangiare a Catania: 5 esperienze culinarie da fare per sentirsi un vero catanese.
Se cinque esperienze non vi dovessero bastare, gustatevi anche il post sui miei dieci piatti siculi preferiti.
Catania di sera: i miei tre locali preferiti
Ve ne sarete già resi conto leggendo questo post: Catania è fatta per stare fuori la sera, inverno compreso quando le temperature lo consentono (a questo proposito, sappiate che sotto i 15 gradi il catanese comincia a sentire freddo). Cocktail, birra e vino tra le vie del centro (e non solo) non vi mancheranno.
Con il cuore gonfio di commozione vi consiglio in particolare tre posti a me molto cari dove andare a bere: l’Ostello degli Elefanti, per lo splendido panorama delle luci di Via Etnea vista dall’alto (i tavoli in terrazza non sono tanti, vi consiglio di prenotare).
Poi, quello che noi catanesi chiamiamo Ostello ma che in realtà si chiama Agorà Hostel (quello della foto qui sotto), una vera istituzione che di sera si espande fino a occupare l’intera piazza che lo ospita. Uno di quei posti dove ci si ritrova sempre e comunque e dove si beve e si mangia con poco. All’interno del locale, passata l’ora (e la folla) della cena, vedrete qualcosa di veramente speciale: non voglio svelarvi nulla, ricordatevi solo di seguire le scale che portano al piano di sotto. Andate avanti, entrate nella grotta e… innamoratevi.
Infine, il terzo locale che vi consiglio per andare a bere a Catania ve l’ho già citato ed è il mio amatissimo Nievsky, sulla scalinata Alessi, altra leggenda delle serate catanesi.
Mi rendo conto di essere rimasta legata ai locali che frequentavo ai tempi dell’università triennale. Nel frattempo, negli anni ne sono nati tanti altri. Voi esplorate, mi raccomando. Sappiate però che i tre posti che vi ho suggerito qui sopra sono una garanzia.
Dormire a Catania: i miei suggerimenti
Faccio un paio di considerazioni anche su dove dormire a Catania, specie per rispondere a tutte le persone in procinto di partire per la Sicilia che da quando è nato questo blog mi scrivono per chiedermi consigli e suggerimenti.
Dunque, spostarsi per le vie di Catania con i mezzi pubblici potrebbe non essere sempre una passeggiata e questo va tenuto in conto quando si vuole prenotare una stanza. Ma tutto dipende da dove si vuole andare e cosa si vuole visitare durante la vacanza. Rispetto a un tempo i trasporti di Catania dovrebbero essere migliorati, da diversi anni la città ha anche una linea di metropolitana (io non l’ho mai presa ma so che in molti la utilizzano, specie gli studenti. Certo, non aspettatevi le dinamiche della metro di Milano).
Fatta questa premessa, se contate di fermarvi a Catania solo per un weekend o pochi giorni e di non visitare nulla fuori dalla città, il mio consiglio è quello di cercare un hotel o un B&b o un appartamento nel centro storico, ossia vicino a tutti i locali e le principali attrazioni. Oppure al lungomare, giusto per poter cominciare bene la giornata con il mare a pochi passi.
Se invece contate di fermarvi a Catania più tempo, tipo una settimana, e pensate di noleggiare un’auto e girare anche le località nei dintorni, riguardo a dove dormire avete molta più scelta. Se non vi va di alloggiare al centro storico, dove non è sempre facile parcheggiare, potete per esempio trovare una stanza in zone della città “più facili” oppure in quartieri poco distanti dall’ingresso dell’autostrada e dalla tangenziale.
Per abbassare i costi potreste provare a cercare una sistemazione in uno dei paesini etnei, di quelli non troppo distanti dalla città. Oppure in una località sulla costa tra Catania e Acireale.
La mia guida su cosa vedere a Catania termina qui. Almeno per ora. Ma so già che periodicamente aggiungerò qualche pezzo nuovo.
Ho cercato di fare del mio meglio per stuzzicare la vostra curiosità sulla mia città d’origine. E se avete voglia (e tempo) di esplorare di più potete dare un’occhiata al post dedicato ai luoghi da vedere nelle immediate vicinanze: Cosa vedere nei dintorni di Catania.
Mi sono resa conto che non è semplicissimo estraniarsi fino a calare i punti più significativi della propria città in una mini guida turistica. Non è semplice specie se, con questa città, negli anni si ha avuto un rapporto di amore-odio, a volte più di amore e altre volte più di odio. Sono dinamiche che il turista non sempre può capire. Una cosa è prendere a morsi una città solo per qualche giorno gustandosi solo il meglio che questa ha da offrire, un’altra cosa è viverci. E l’abitante spesso il meglio della sua città neanche riesce a goderselo perché troppo impegnato ad affrontare le normali difficoltà urbane e quotidiane. Ma se entro in questo argomento rischio di non uscirne più e di annoiarvi. Preferisco pensare alla Catania bella, quella che ho provato a raccontarvi in questo post, che è quella che mi manca. Che mi accoglie allegra con il suo infinito repertorio di voci, profumi e colori ogni volta che ci torno. E che, cosa che ho notato negli ultimi anni, spesso rappresenta il termine di paragone sul quale misuro tutti i posti nuovi che visito.
Il posto che, a volte, continuo a chiamare casa ancora adesso, dopo quasi quindici anni di altrove.
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